Hall of Mirror


Hall Of Mirror

domenica 6 maggio 2018

-----PTSD-DDM-DOC-DBP-----

Stasera pubblico un post che scrissi di getto quasi tre mesi fa e che non avevo pubblicato: oggi confesso un altro po'.


Ansia, Ansia, ansia, nervoso, nervoso, agitazione, tremori... Potrei andare avanti così, all'infinito stasera.
Proverò a rompere di nuovo il silenzio, il mio silenzio.
Bene incominciamo... Violence song cela la storia di una bambina di 11 anni, di sua madre e sua sorella e di un'uomo, quell'uomo anche se mi fa schifo chiamarlo tale. Primo aggettivo alcolizzato, secondo aggettivo violento. Non ho una voglia spasmodica di descrivere le serate in casa con quella bestia, ma più volte con mia madre è andato oltre agli insulti. Non era mio padre. Non so cosa voglia dire avere un padre, anche se biologicamente c'è o meglio sono cresciuta con un uomo fantasma.
Le serate in quella casa erano fatte di urla, chiamate ai carabinieri, richieste di aiuto.
Avevo il terrore, vivevo nel terrore tutti i giorni.
Guardavo l'orologio affiso sulle pareti di scuola in continuazione contando quei minuti che non passavano, avevo paura che durante la mia assenza potesse succedere qualcosa. Al suono della campanella correvo verso il treno, attendevo la partenza del treno, arrivavo a casa e aprivo nervosamente la porta di quella casa di cui ricordo ogni minimo dettaglio... La sua grandezza, la sua struttura, il pendolo rotto nel soggiorno, la stufa a kerosene, le poltrone in legno con intarsi degli anni '70 e l'imbottitura grigia con i fiori color magenta, il balcone che affacciava sul fiume e quella porta del bagno con il vetro giallo che un giorno sparì. Sì spari durante uno dei sui gesti. I miei libri distrutti a brandelli, la mia libreria spaccata, l'albero di Natale a terra, Mimì la gatta che gli soffiava perennemente contro, i mobili di un marrone scuro, la panca del corridoio, la struttura quadrata e spaziosa. Ho sempre trovato inquietante quella casa. Era inquietante lui che con non-chalance dopo aver consumato le sue gesta, si affacciava alla finestra a fumare e partiva con il suo teatrino di accuse, di finti pianti. Psicotico a piede libero.
E arrivavo a casa ripetendomi 'fai che non sia successo nulla, fai che stia bene' e il sollievo che provavo quando aprivo la porta e sentivo la sua voce 'tutto bene oggi a scuola?'
Avevo preso l'abitudine a dormire con la porta della camera socchiusa, per poter restare vigile e in allerta anche durante la notte, abitudine ahimè rimasta e che anni dopo ha creato qualche incomprensione (poi risolta) con la persona con la quale vivevo.
Quando ho una crisi di panico guardo ossessivamente l'orologio, paradossalmente non li porto e li odio.
Ho passato sere a correre via da quella casa a cercare un aiuto, non per codardia. Mi ritrovavo li e mi chiedevo: 'ora cosa scegli? Se resti qui succede il finimondo, se esci succede ugualmente'. Dovevo scegliere, prendere una decisione. Questa è stata la prima grande responsabilità in cui mi sono dovuta imbattere. Mia sorella 8 anni nascosta in camera e un'altra nel grembo di mia madre.
La più piccola nata mesi dopo è ora la cosa più preziosa che ho, e che mi ha portato a stringere un patto con me stessa: starle sempre vicino.
Abbiamo vissuto per quasi due anni con quel pazzo, ma anche una volta allontanati da lui non è servito. Per fortuna abbiamo dovuto averci a che fare per poco, ma credetemi... E' ancora li che vive imperterrito!
Mi odiava e non ho mai capito il perchè 'non fai un cazzo, sei 'na nulla facente' e tante altre belle parole, mi hanno parlato di invidia del rapporto che avevo con mia madre. Invidia di quell'amore primordiale che lui non ha mai avuto. Ha distrutto la mia famiglia e mia madre che è svanita completamente, al punto poi di riversare su di me ciò che aveva subito.
In più un bel giorno mia madre ha deciso di andarsene portando via la più piccola. Ero io e l'altra mia sorella, da sole, ero sola. Situazione durata qualche mese conclutasi con il ritorno di mia madre e la mia fuga da casa a 18 anni.
Si sono susseguite altre situazioni troppo delicate, anni senza vedere la più piccola, anni di continuo riversamento, anni in cui la mia testa continuava a farmi rivedere quelle scene, anni da uno psicologo con cui ho concluso intorno ai 20/21anni.
Volevo solo il silenzio e la pace. E in quel silenzio ci sono caduta io. Traumi, molteplici traumi mi parla la mia psicoterapeuta oggi, 16 anni... 16 anni per capire che tutti i miei ricordi ricorrenti con la quale convivevo, gli episodi di tristezza, le volte che volevo starmene a casa da sola nel letto a piangere, erano questo. Ciò che ho cercato di nascondere in un cassetto erano e sono squarci sulla quale ho messo solo semplici cerotti: -'si rimarginerà' -e invece continuavano e continuano a sanguinare.
Non amo le urla, non amo le porte che sbattono, riconosco l'odore di alcool da lontano e non lo tollero se non è in contesti socialmente accettabili(pub, locali e feste ad esempio), non amo le porte chiuse, i luoghi chiusi anche con soltanto 10 persone, le persone che guidano ubriache. Tutto mi rimanda lì.
Sembra un film e talvolta avrei voluto che fosse tale per illudermi che non era reale... E continuo a desiderare in parte che possa essere così, ma so anche che tutto ciò va affrontato e integrato nella vita.


Chiedo venia per orrori grammaticali, di sintassi etc., ho scritto d'impeto finchè avevo il coraggio di farlo.
Nessuna canzone questa sera, ma vi rimando a questo artista: ShawnCossArt - Inktober Illness

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