Hall of Mirror


Hall Of Mirror

martedì 29 maggio 2018

LE VOCI

Il pettegolezzo è un mare arido, la plastica che strozza mentre tutti sguazzano incolpevoli.


"Tanto che cosa vuoi che sia?"



La canzone di oggi è al femminile, ma è dedicata anche al maschile. Il pettegolezzo non ha sesso♪♫: Garbage feat Brody Dalle - Girls Talk

lunedì 21 maggio 2018

Today isn't an ordinary day

Today is the day where memories welcome back
Today is the day that pull me under
I try to say to me: -You are alive, nothing else matters!-
I'll try to stop overthinking,
I'll try to fight but I'm feel so tired
Today is the day of my closure
Today I'm crying much more
Alone in a secure place
I've done a lot than you think
It isn't an ordinary day
to me to me to me is much more
I'm trying... I'm trying to accept
And I'm always smile to my pain
Today is the blind day where my depression have no mercy.
Today isn't an ordinary day
to me...

La canzone d'accompagnamento di oggi♫♪ : Dolores O'Riordan - Ordinary Day

giovedì 17 maggio 2018

REC

La salita su un autobus, un signore di mezza età con un taglio di capelli e barba stile messicano anni '80, ore 9:10 di un mattino finalmente soleggiato.
Gli occhi cadono su di lui, su quei capelli grigi lunghi, la pelle secca e abbronzata delle braccia, e quelle mani che reggono un bicchiere di plastica e una lattina di birra: una Faxe large. Quella sua mania di toccare in modo vaneggiante la figura del vichingo come se fosse un gioiello prezioso e raro, quel colore ambrato e la morbidezza della schiuma, il suo borbottare insensato, la mia mano che aumenta il volume della musica, i conati di vomito che salgono... Eccolo: ben tornato disprezzo e odio.
La testa in iper-vigilanza, la sensibilità aumentata a tal punto da sentire quell'odore aspro e pungente sotto il naso, irritante e ustionante come l'acqua marina quando ti entra nelle narici. La voglia di urlargli "Feccia umana schiatta!"... Il ritorno alla realtà e la razionalità che parla "è solo un umano disperato".

Se solo qualcuno potesse aprirmi il cranio, forzare quei cassetti e distruggere tutto... Se solo qualcuno potesse premere sul tasto re-wind e dirmi - Ora puoi andare avanti e registrarci sopra la tua nuova vita- premerei all'istante il tasto REC.

Le canzoni di oggi♫♪:Disturbed - Perfect Insanity ; Dolores O'Riordan - Black Widow

mercoledì 16 maggio 2018

Pugni al cielo

Alzate i pugni al cielo, in nome della parità e vi vittimizzate.
Alzate i pugni al cielo, in nome della libertà e vivete nei stereotipi.
Alzate i pugni al cielo, in nome dell'intelligenza e vivete nell'estetica.
Alzate i pugni al cielo, in nome della verità e dell'umanità e siete bugiardi e superficiali.
Alzate i pugni al cielo, in nome dell'io sono e vi rinnegate.
Alzate i pugni al cielo e non affrontate neanche la realtà.
Alzate i pugni al cielo in nome della morale, ma negate di essere peccatori.
Alzate i pugni al cielo, in nome della santità e siete marci.
Insomma alzateli pure sti pugni al cielo, che tanto Dio non salva nessuno.

Stasera vi lascio con questa♫♪:Prodigy - Voodoo People

FATHER

Che cos'è un padre?
Io non ne ho idea.
Che cosa vuol dire avere un padre?
Non so cosa si provi.
Che cosa fa un padre?
Non so a che cosa serva.

Canzone d'accompagnamento♫♪: Brody Dalle - I don't need your love



lunedì 14 maggio 2018

KaoNashi

Tu sì, parlo proprio con te. Ti sei riflesso abbastanza?
Hai riversato su quello specchio ciò che appartiene a te?
Ti senti meglio ora che hai accusato qualcuno di essere te?
Tu che sei l'uomo dalle mille facce e da nessun volto,
ora che lo specchio è rotto, riesci a vedere ancora la tua immagine integra?
Dimmi, ti senti te stesso?
Tu sì, dico proprio a te, sei tutto e niente, scontrati con la realtà ipocrita.

"Quel che sono è ciò che sei." (cit. Linea77 - Il veleno)


Canzoni d'accompagnamento ♫♪: Linea 77 - Il veleno ; Linea77 - Il Mostro ; Linea77 - Presentat-Arm! ; Linea77 - Vertigine

Buon ascolto e buona notte ;-)

domenica 6 maggio 2018

-----PTSD-DDM-DOC-DBP-----

Stasera pubblico un post che scrissi di getto quasi tre mesi fa e che non avevo pubblicato: oggi confesso un altro po'.


Ansia, Ansia, ansia, nervoso, nervoso, agitazione, tremori... Potrei andare avanti così, all'infinito stasera.
Proverò a rompere di nuovo il silenzio, il mio silenzio.
Bene incominciamo... Violence song cela la storia di una bambina di 11 anni, di sua madre e sua sorella e di un'uomo, quell'uomo anche se mi fa schifo chiamarlo tale. Primo aggettivo alcolizzato, secondo aggettivo violento. Non ho una voglia spasmodica di descrivere le serate in casa con quella bestia, ma più volte con mia madre è andato oltre agli insulti. Non era mio padre. Non so cosa voglia dire avere un padre, anche se biologicamente c'è o meglio sono cresciuta con un uomo fantasma.
Le serate in quella casa erano fatte di urla, chiamate ai carabinieri, richieste di aiuto.
Avevo il terrore, vivevo nel terrore tutti i giorni.
Guardavo l'orologio affiso sulle pareti di scuola in continuazione contando quei minuti che non passavano, avevo paura che durante la mia assenza potesse succedere qualcosa. Al suono della campanella correvo verso il treno, attendevo la partenza del treno, arrivavo a casa e aprivo nervosamente la porta di quella casa di cui ricordo ogni minimo dettaglio... La sua grandezza, la sua struttura, il pendolo rotto nel soggiorno, la stufa a kerosene, le poltrone in legno con intarsi degli anni '70 e l'imbottitura grigia con i fiori color magenta, il balcone che affacciava sul fiume e quella porta del bagno con il vetro giallo che un giorno sparì. Sì spari durante uno dei sui gesti. I miei libri distrutti a brandelli, la mia libreria spaccata, l'albero di Natale a terra, Mimì la gatta che gli soffiava perennemente contro, i mobili di un marrone scuro, la panca del corridoio, la struttura quadrata e spaziosa. Ho sempre trovato inquietante quella casa. Era inquietante lui che con non-chalance dopo aver consumato le sue gesta, si affacciava alla finestra a fumare e partiva con il suo teatrino di accuse, di finti pianti. Psicotico a piede libero.
E arrivavo a casa ripetendomi 'fai che non sia successo nulla, fai che stia bene' e il sollievo che provavo quando aprivo la porta e sentivo la sua voce 'tutto bene oggi a scuola?'
Avevo preso l'abitudine a dormire con la porta della camera socchiusa, per poter restare vigile e in allerta anche durante la notte, abitudine ahimè rimasta e che anni dopo ha creato qualche incomprensione (poi risolta) con la persona con la quale vivevo.
Quando ho una crisi di panico guardo ossessivamente l'orologio, paradossalmente non li porto e li odio.
Ho passato sere a correre via da quella casa a cercare un aiuto, non per codardia. Mi ritrovavo li e mi chiedevo: 'ora cosa scegli? Se resti qui succede il finimondo, se esci succede ugualmente'. Dovevo scegliere, prendere una decisione. Questa è stata la prima grande responsabilità in cui mi sono dovuta imbattere. Mia sorella 8 anni nascosta in camera e un'altra nel grembo di mia madre.
La più piccola nata mesi dopo è ora la cosa più preziosa che ho, e che mi ha portato a stringere un patto con me stessa: starle sempre vicino.
Abbiamo vissuto per quasi due anni con quel pazzo, ma anche una volta allontanati da lui non è servito. Per fortuna abbiamo dovuto averci a che fare per poco, ma credetemi... E' ancora li che vive imperterrito!
Mi odiava e non ho mai capito il perchè 'non fai un cazzo, sei 'na nulla facente' e tante altre belle parole, mi hanno parlato di invidia del rapporto che avevo con mia madre. Invidia di quell'amore primordiale che lui non ha mai avuto. Ha distrutto la mia famiglia e mia madre che è svanita completamente, al punto poi di riversare su di me ciò che aveva subito.
In più un bel giorno mia madre ha deciso di andarsene portando via la più piccola. Ero io e l'altra mia sorella, da sole, ero sola. Situazione durata qualche mese conclutasi con il ritorno di mia madre e la mia fuga da casa a 18 anni.
Si sono susseguite altre situazioni troppo delicate, anni senza vedere la più piccola, anni di continuo riversamento, anni in cui la mia testa continuava a farmi rivedere quelle scene, anni da uno psicologo con cui ho concluso intorno ai 20/21anni.
Volevo solo il silenzio e la pace. E in quel silenzio ci sono caduta io. Traumi, molteplici traumi mi parla la mia psicoterapeuta oggi, 16 anni... 16 anni per capire che tutti i miei ricordi ricorrenti con la quale convivevo, gli episodi di tristezza, le volte che volevo starmene a casa da sola nel letto a piangere, erano questo. Ciò che ho cercato di nascondere in un cassetto erano e sono squarci sulla quale ho messo solo semplici cerotti: -'si rimarginerà' -e invece continuavano e continuano a sanguinare.
Non amo le urla, non amo le porte che sbattono, riconosco l'odore di alcool da lontano e non lo tollero se non è in contesti socialmente accettabili(pub, locali e feste ad esempio), non amo le porte chiuse, i luoghi chiusi anche con soltanto 10 persone, le persone che guidano ubriache. Tutto mi rimanda lì.
Sembra un film e talvolta avrei voluto che fosse tale per illudermi che non era reale... E continuo a desiderare in parte che possa essere così, ma so anche che tutto ciò va affrontato e integrato nella vita.


Chiedo venia per orrori grammaticali, di sintassi etc., ho scritto d'impeto finchè avevo il coraggio di farlo.
Nessuna canzone questa sera, ma vi rimando a questo artista: ShawnCossArt - Inktober Illness

venerdì 4 maggio 2018

Wisper of a soul


E così accadde tre giorni fa con una panchina, una stazione, un treno... Quel ricordo malinconico che sa di fiori , che ti strappa il sorriso in una delle tue giornate più buie, era passato in archivio e non sai neanche il perchè.
Quel "TI AMO" scritto con l'uniposca a caratteri cubitali su un grigio gelido, e rivivi per un po' quelle emozioni da sedicenne romantica e innamorata, il saluto, il bacio, la mancanza, la voglia di stare ancora cinque minuti insieme con quel tempo che sembrava un ladro. E in quell'istante, soltanto in quei minuti, finalmente riesci a pensare: "Ehi, io valgo non sono il nulla".
E tiri un sospiro di sollievo per la tua anima, anche se soltanto per quell'istante brevissimo.

I ricordi resuscitano con uno stimolo uno qualsiasi, talvolta impercettibile, talvolta visibile e possono distruggerti quanto salvarti.
Una cosa è certa, bisogna dimenticare per tornare a vivere e riprendersi in mano.

E anche la canzone che ascoltavo ha il suo perchè, eccola ♫♪ :Lucio Battisti - Il mio canto libero

I'll find the cure

La città e le sue frenetiche strade. Una sera governa il silenzio sui viali è lunedì, comincia un'altra settimana. Un semaforo pedonale rosso, nessuno nei paraggi, quelle strisce bianche su quell'asfalto che carichi di disgusto e disprezzo. Un passo deciso, la fretta del 'devo attraversare', l'odio, il lampo del buio angosciante, il distacco della coscienza e l'immobilità totale seguita dal pensiero 'non ce la faccio più'. Perchè non sfreccia improvvisamente uno di quei nevrotici alla guida? -Vorrei sparire- , risuona come un ritornello martellante.
La ripresa di coscienza, quella promessa di sedici anni fa e il tentativo di autoconvincimento: devo tornare a casa, ho ancora molte cose da fare, io voglio vederla crescere.
Rimbomba come un'eco quel ''almeno tu non te ne andare, ti prego''... Hai ragione te lo devo, ho promesso.


Le canzoni della serata♫♪: The Rasmus - In the shadows ; The Rasmus - Not like the other girls